Casa di riposo di via Panigarola Anche se ormai Cappella di Fossarmato Quel sorriso che piange Ma forse un giorno Anche oggi agosto ci propone Com'è antico Ma già ti stai inoltrando Quella mano La camelia che oggi S. Giuseppe Tante stoppie rimaste Quasi nulla è cambiato Domenica delle Palme |
Ti ho preso di nascosto Luna Park delle Varesine Case dello IACP 1ª Domenica d'Avvento Con quel rosso cammeo Ti incontro finalmente Quest'occhiata inattesa Questa luna che cerca S. Stefano Non cambiare ti prego Via del Sarto Non porterò un fiore Non tornerò Quello che tra noi |
Nascondi come puoi
l'emozione che rimasta sempre uguale con l'impeto di un tempo ancora ti pervade e vorrebbe prorompere in un lampo continuo di gesti e di parole per ottenere sempre gli sguardi e l'attenzione, nascondi se ti riesce il continuo desiderio di tornare nel sentiero affollato d'ogni giorno e riuscire per un po' a dimenticare tante ore aggrappate alla fila di panchine lungo il viale, seguendo l'ombra che d'estate percorre con il sole la terra senza erba delle aiuole. Gennaio 1995 Ti ho preso di nascosto una parola un suono che la voce aveva ormai dimenticato, la tengo dentro in tasca stretta nella mano, che comportamento ridicolo e strano stringere qualche lettera scaldarsi ad ogni sillaba, e nemmeno mi accorgo che ciò che veramente accade si svolge ormai molto lontano dove anche un ricordo neppure può sfiorare i fatti che ci incalzano ogni giorno, per questo io continuo a stringer forse l'illusione dentro la mia mano Giugno 1995 Rimani, anche se ormai l'emozione lontana ti lascia indifferente ma stasera di nuovo la nuvola distende una striscia sottile sopra il cielo e frastaglia la luce in raggi che piovono sul viale scintillano sui camion fermi a scaricare, quanti sprazzi di episodi abbandonati su un sentiero che non ha più nessun nome una mano che saluta dietro a un finestrino un gesto che cancella per un attimo anche il sole, come il buio che oggi tarda ad arrivare perché il vento ha ripulito tutto il cielo. Settembre 1995 Le luci che intervallano i colori d'un immaginario arcobaleno dipingono di sprazzi variegati le macchine che girano su di una piattaforma dall'ibrido disegno, ed effettivamente riescono a far credere al ragazzo seduto con un volante in mano di essere da solo a pilotare il giro che obbedisce invece ad un congegno perché anche lui non vuole veramente separare ciò che può sempre sembrare dal concretarsi poi degli effettivi fatti, con tutti quei bambini che si fermano a guardare la gondola che oscilla su di un mare fatto tutto di legno. Ottobre 1995 Che assurdo parlare ad una croce di marmo a un mazzo di fiori di plastica che aspetta passivo un'idea per chiedere un ruolo diverso da quello che svolge ogni giorno a fianco di un lume di cera, che assurdo pensare che sotto la terra bagnata si possa trovare un motivo per togliere al tempo il suo gioco, eppure qui solo mi riesce di avere un vero ricordo di tutti quei fatti che univano ognuno a un legame ideale sentire di nuovo tante vecchie parole rivivere semplici atti trovare le antiche emozioni, son sparse forse dentro al vento come foglie morte che sfiorano le pietre sopra la risaia dove una rana gracida alla pioggia che sta per arrivare. Novembre 1995 Quell'esile giacinto che ci chiede appena di capire come accetta se stesso anche dietro a un'inferriata perché è soltanto lui che può distinguere tra il brivido vitale che spinge ad ogni costo a continuare e la profonda convinzione di riuscire ad accendere toni inaspettati di colore nel grigio del cortile tra le case, e si rallegra adesso dello sprazzo di sole che una tenda sbiadita gli concede quando il vento la solleva sopra il balcone. Maggio 1996 Quel sorriso che piange anche quando ride perché ha assunto un inconscio di rassegnazione e se pure rimuove quest'informe apatia percepisce che manca ogni prospettiva, non sapendo nemmeno se lo sprazzo improvviso di tanta allegria nasconda poi un fondo di malinconia, e sembra già sapere che ciò che ascolterà è solo un pentagramma di volubili suoni lampi senza tuoni che si spezzano nel cielo luce compatta intrisa di calore ma basta un velo d'acqua che sfuma all'improvviso in un arcobaleno di colori. Luglio 1996 Anche oggi c'è un organo che suona e ci invita, ossessivo, in un suo artefatto percorso verso l'elevazione, ma non dice a nessuno se c'è un luogo preciso che fornisca in concreto qualche spiegazione, e rimane così onda che si espande in un rapido fluire energia che si irraggia nella gravitazione, perdendo ogni ricordo di ciò che prima era, come pioggia d'agosto che subito si asciuga col calore senza mai bagnare l'asfalto sopra il viale che rincorre se stesso cercando forse un posto che non sia solo una fine. Novembre 1996 Ma forse un giorno in fondo a questa strada silenziosa di periferia forse là in fondo dove finiscono i muri della case la nebbia un'altra volta trabocca sopra l'orlo dei fossati e silenziosa scorre tra le stoppie opache sull'erba che è rimasta in mezzo ai prati, percorre esattamente un ciclo che è rimasto sempre uguale senza aver bisogno di segnali per sapere ciò che deve fare, senza tanto zampillare di luci colorate sui binari per dire che sarà presto Natale. Dicembre 1996 Con quel rosso cammeo che sul bavero stinto oggi ti concede un'anomala macchia di colore e inaspettatamente ti riporta in un gioco passato di parentesi quando le strade si aprivano nel sole ed ogni ramo secco sembrava diventare un fiore, e forse puoi così dimenticare quella coperta nera che là in fondo continuamente si avvicina giorno dopo giorno, anche se adesso ti devi come sempre trascinare quando sali gradino per gradino sulle scale, ma speri che stasera nessuno ti venga ad aiutare. Marzo 1997 Anche oggi agosto ci propone il suo umido torpore scivola dai tetti sull'asfalto delle strade si mescola col caldo dentro alle case, ed apre questo vuoto sospeso sotto gli alberi del viale dove anche noi per una volta tanto il viso finalmente sollevato possiamo camminare e non strisciare lungo i muri lo sguardo sempre abbassato per non vedere più negli occhi di chi passa quello che gli anni hanno ormai lasciato, un ramo senza foglie che può solo aspettare il vento od uno strappo della mano per diventare legna da bruciare. Agosto 1997 Ti incontro finalmente quando sali distratta e indifferente sul solito vagone della metropolitana e subito diventi immagine concreta d'una fantasia racconto d'una favola lontana, e non sembra nemmeno che anche tu possa un giorno scivolare verso quella soglia dove discende l'opaca ragnatela sui lucidi riflessi della giovinezza si insinua a poco a poco tra ciò che era veramente e poi diventa incredulo passato, solo quel fiore continua a riproporre intatto il suo colore ma forse solamente perché è fatto di plastica stampata. Settembre 1997 Com'è antico questo secco crepitio che si sgrana preciso dentro al vento affilato di novembre, sono foglie che sciamano dai rami cospargono di giallo il traffico che scorre tra le case, anche oggi una stagione ripresenta esattamente la sua storia sotto un cielo che si alterna sempre uguale sono queste soltanto le certezze su cui si può contare il resto è qualche cosa che non riesci neppure a ricordare quando allora ti sembrava non potesse mai finire, come un mucchio di foglie che rimane ancora riparato ma subito incomincia a diventare fango, e polvere che secca lungo il viale quando ci sarà di nuovo il sole Novembre 1997 Quest'occhiata inattesa che in un gioco impreciso ci concede un esiguo momento d'attenzione e propone di nuovo un mondo d'illusione, dove sia concesso aprire finalmente un esile spiraglio nel groviglio intricato delle circostanze e trovare uno spazio nel quale sia permesso dare libero corso al gesto e all'emozione anche se dopo trascorso il breve istante tutto sarà dimenticato come se niente fosse mai accaduto, una sera soltanto senza ben capire la ragione mi afferrerà nel buio una strana commozione ma poi ricorderò che su questo divano forse è rimasto il tiepido calore del tuo braccio Gennaio 1998 Un bicchiere di the che ti allungo adesso sopra il comodino e sfioro a questo modo con il palmo le tue dita senza nemmeno poter immaginare che già ti stai inoltrando in quell'estremo cammino dove nessuno ormai ti può più accompagnare, e che questo occasionale tocco della mano è stato tra di noi l'ultimo rapporto ancora vagamente umano; qui è svanito all'improvviso tutto ciò che esprimeva la tua vita e occupava tra noi uno spazio preciso strettamente intrecciato alle nostre sensazioni più vive a un percorso concreto di certezze emotive, ma è rimasto soltanto in fondo ad un armadio il tuo vestito con il ciondolo appeso sopra l'orlo del taschino. Giugno 1998 Questa luna che cerca anche stasera di riuscire finalmente a cancellare quell'alone romantico che una tradizione continua come sempre a volerle attribuire e si sforza piuttosto di mostrare il suo vero valore di luce che illumina e conforta col suo immobile chiarore fin dai giorni del buio primordiale, ma l'immagine tonda che stanotte ricompare mentre lenta e senza il minimo rumore si stacca dall'antenna di un televisore pensa ancora di scacciare tante antiche paure contendendo alla fila di lampade stradali quell'esitante luce artificiale. Novembre 1998 Quella mano che in un lampo sottile allunghi ancora con vaga noncuranza nel gesto con il quale come sempre riproponi questo sterile gioco occasionale, ma nell'illusa fantastica emozione diventa all'improvviso la brezza che si carica di sale l'onda che luccica sul mare e allunga spuma e bagliori la dove l'obliqua sagoma dei pini sale nel tramonto d'arancione, ma nell'ombra appiattita sotto la scogliera senza sole che rifrange nuvole di spruzzi con i ritmici colpi della risacca tutto diventa unicamente acqua senza forma che si muove. Dicembre 1998 Anche oggi quello che ci aspetta non è poi tanto diverso c'è sempre un'aria gelida e grigiastra che s'innalza come un muro di sterpaglia laggiù in fondo dove c'è il cavalcavia e continua a rimanere questo strano silenzio artificiale quasi fosse incollato ai portoni chiusi delle case, quante volte sembra ancora di sentire quei passi affrettati sulle scale la porta che si chiude senza rumore, non c'è nulla di concreto che possa ritornare non c'è niente che riesca a rianimare tante immagini rimaste solo come quadri appesi ad un muro che scompare, forse adesso c'è qualcosa qui di fuori che si muove e continua a scricchiolare, è soltanto un pensiero che non riesce più ad entrare ma nemmeno può dimenticare. Gennaio 1999 La camelia che oggi coi suoi docili fiori accende all'improvviso un'insolita parentesi nell'angolo di terra impolverata tra un mucchio abbandonato di rottami senza pensare se questo è veramente il suo contesto naturale ma cercando soltanto di dare come sempre certezze di profumo e di colore dovunque ci sia vita che normalmente scorre e coi suoi modi elementari vorrebbe perlomeno riuscire qualche volta a trasformare la fragile speranza in concreta convinzione, così continua ancora ad aspettare di sentire di nuovo sopra le sue foglie quel tocco forse un po' strano che un giorno hanno lasciato le dita sottili di una mano. Marzo 1999 Non cambiare ti prego all'improvviso l'inflessione di sempre alla tua voce perché un tono così tenue trasforma le parole diventano farfalle che si posano su un fiore, e non dare neppure per favore mentre offri alla luce il tuo profilo quella gracile piega ad un sorriso perché schiude una porta che di solito ci esclude sembra un lampo che rischiara tutto il cielo, come un ramo contorto che fiorisce da sempre all'ombra di un balcone e allunga quando può tutti i suoi colori per scorgere d'estate un angolo di sole. Settembre 1999 Questo verde che alla fine d'improvviso stanotte si è svegliato e lambisce di nuovo col suo giovane colore davanzali e balconi delle case, e ci porta a pensare a ciò che è sempre stato lungo il viale che si apre sulla solita vita come un teatro, sopra mani che si allungano a sfiorare sui ricordi di tanti che qui sono passati poi svaniti in qualche modo dentro al ciclo esistenziale che percorre ogni giorno coi suoi ritmi cadenzati il dedalo complesso delle strade, si perdono là in fondo tra prati senza erba ed impolverati nell'acqua intorbidita dei fossati, con la carpa che ogni tanto sale ad abboccare la larva che così non saprà mai di essere anche lei un giorno per davvero nata. Aprile 2000 Ma cos'è questa strana commozione che si insinua all'improvviso e trasforma in un brivido il respiro mentre il tram si infila come un grido tra le case che si assiepano sul viale, sono forse pensieri appoggiati a un davanzale che vorrebbero guardare, sono suoni che si aspettan di tornare ad essere parole, sentimenti che desiderano poter ancora amare, ma davvero non c'è nulla oltre a tanto immaginare e nemmeno la pioggia trova adesso sopra i vetri qualcosa che si possa ancora cancellare. Maggio 2000 Tante stoppie rimaste in un futile scorcio di vita quasi innaturale ma piegate docilmente tutte insieme verso i ritmi scomposti della risacca, tante stoppie che vorrebbero in qualche modo ritrovare un ruolo che sia nuovo e così giustificare questo loro permanere totalmente artificiale tra gli aliti di un'altra prorompente primavera, dove un colpo di vento teso come un grido scompagina gli spruzzi che rimbalzano dal mare diventano festoni di vapore che risalgono la spiaggia, per perdere se stessi cadendo all'improvviso e diventare solo arida sabbia. Dicembre 2000 Anche oggi non porterò un fiore solo un po' di profumo in un vaso senza colore ma nemmeno userò tante parole, voglio solo restare qui seduto a guardare tra i campi dove il grano comincia a seccare e provare di nuovo a cercare se tra l'erba cresciuta sulle sponde dei fossi è rimasto il sentore dei prati che coi piedi avete un giorno sfiorati voi che poi chissà dove vi siete per sempre fermati, forse sotto la pioggia che adesso incomincia di nuovo a scrosciare mentre il fieno che ancora si deve tagliare ondeggia sotto il vento e sembra il mare. Maggio 2001 Sulla piazza che sboccia come un gelido fiore tra le case che affollano le strade quasi nulla è cambiato di quel giorno d'estate che neppure ricorda di essere nato, tante aiuole che cercano ancora di sembrare prato il binario che corre dietro al vecchio steccato e tra i chioschi di questo confuso mercato il cauto scivolare d'una filovia, correvi come sempre verso la solita fermata il profilo sottile appena sollevato, ma di quel breve momento non ho mai dimenticato un tuo sguardo improvviso quasi un guizzo sottile sfuggito come un brivido tra le palpebre abbassate per dirmi forse che da allora tutto quanto sarebbe presto diventato una traccia sottile nel passato. Giugno 2001 Non tornerò lungo quella strada che di sera si ferma come trasognata per scrutare dentro al buio che allunga lentamente le sue dita sopra i prati che circondano le aiuole frastagliate dai colori delle viole, non tornerò lungo questa strada che ansiosamente cerca di capire dove stia quel grillo abbandonato che lancia di continuo il suo inutile richiamo non tornerò neppure per cercare ciò che non è stato, anche se in fondo dove c'è la solita fermata mi sembrerà di scorgere la tua sagoma affrettata discendere di corsa dalla filovia, tra i tigli che d'estate nascondono l'edicola. Marzo 2002 L'ambulanza che avventa i suoi striduli suoni nell'alba silenziosa di questa periferia e sembra in qualche modo che voglia mandare un suo avvertimento ai banchetti profusi di ulivi pasquali lungo le vie, chissà se vuole ricordare di nuovo che nemmeno la croce col suo sacrificio ha potuto finora cancellare dal mondo ogni dolore ma soltanto indicare un futuro felice certamente astratto e lontano lasciato ad un sogno da cui nessuno è mai tornato, eppure anche uno spazio così remoto ed indeterminato potrebbe forse avere per noi due un suo particolare significato. Aprile 2002 Quello che tra noi avrebbe certamente potuto essere non sarebbe davvero stato quel solito percorso nei ritmi che ricorrono ogni giorno, ma una pioggia d'estate che si spruzza sopra il mare e dove il sole quando ricompare si trasforma in barbagli d'arcobaleno e non riesci più a distinguere ciò che è acqua e ciò che è cielo, ma anche l'erba secca rimasta sotto la panchina sarebbe diventata per noi due il verde che di primavera fa luccicare i prati nel buio d'ogni sera. Ottobre 2002 |